Un sorso di Gattinara

Nelle colline novaresi, territorio affascinante raccontato da suggestivi borghi antichi e dall’imponente altura del Monte Rosa, si snodano alcuni dei vitigni italiani più apprezzati al mondo. La dolce quiete delle colline lascia già assaporare il frutto del lavoro dei vignaioli e di una terra generosa, genitrice di eccellenti uve autoctone: a bacca rossa la Vespolina, l’Uva Rara, la Croatina, la Barbera e l’Erbaluce a bacca bianca.

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Il Gattinara, rosso di Vercelli, caratterizzato da un color ciliegia scuro con sfumature dal rubino al rosso aranciato, è prodotto sia in purezza o con una percentuale minima del Nebbiolo pari al 90%, la restante parte Vespolina e Uva Rara, conosciuta localmente come Bonarda di Gattinara. Un vino DOCG da circa 500.000 bottiglie, produzione che rispecchiaun territorio di circa 90ha. Chiamato anche Piccolo Barolo poiché come quest’ultimo subisce un processo di affinamento più lungo in barrique prima di essere imbottigliato, il disciplinare prevede 35 mesi di affinamento che diventano 47 per la tipologia Riserva. Come il Barolo inoltre, il Gattinara ha ottime capacità di invecchiamento, migliora con l’età raggiungendo anche i 15 anni. Una storia dal sapore antico, lo testimonia un documento del 1446 dell’ospedale di Vercelli in cui si parla già di Vitibus Spanis ovvero viti di Spanna, tale denominazione lascia supporre un collegamento con la Spagna di Carlo V.

Si apre al naso intenso e complesso con note di frutti di bosco, rose, violette, spezie cuoio e note minerali. In bocca si presenta equilibrato, fresco, dai tannini vellutati e dalla struttura elegante. Servito a una temperatura ottimale di 18-20°C in bicchieri per grandi vini rossi invecchiati. Si accompagna ottimamante con la carne, la selvaggina e il risotto. L’abbinamento che più ne esalta le caratteristiche è il fegato di vitello al burro accompagnato con crema di patate. 

I produttori del comune di Vercelli hanno lavorato a lungo per poter affrancare il Gattinara dall’immagine di vino dall’elevata acidità che sommandosi alla astringenza, provocata dalla carica tanninica del Nebbiolo, lo rendeva troppo severo e duro. La soluzione è stata trovata praticando sistemi di vinificazione più moderni, adottando la barrique per l’affinamento, ma soprattutto riuscendo a provocare, mediante inoculi di lactobacilli, la fermentazione malolattica.

Nel 1992 un’ondata di rinnovamento ha investito i vigneti e le cantine di Gattinara. Il comune stesso si è adoperato per valorizzare il patrimonio vitivinicolo locale, stringendo una convenzione con la Fondazione Giovanni Dalmasso e la Cantina sociale, al fine di impiantare le caratteristiche e il comportamento del biotipo del Nebbiolo. Vitigno selezionato nella zona naturalmente, che ha mostrato un’ottima capacità di giungere a maturazione, con un elevato tenore zuccherino e una consistente ricchezza di antociani.

GattinaraTravaglini

Oggi produttori del Gattinara d’eccellenza sono AnzivinoCaligarisCantina DelsignoreCantina Sociale CooperativaIl ChiossoFranchinoIarettiNerviTorraccia del PiantavignaTravaglini. Famiglie che con passione e dedizione mantengono viva la tradizione portando sempre più in alto il nome di questo vino. 

Il grande scrittore piemontese Mario Soldati negli anni ’50 si fermò a Gattinara, assaporò un bicchiere di questo vino e se ne innamorò a tal punto da dedicargli un racconto. “Un sorso di Gattinara” è la storia del primo assaggio, del primo sguardo ad un bicchiere di vino che conquista il cuore e il palato di chi lo assaggia, come si legge nella conclusione:

“Ha colore limpidissimo: rosso marroncino, che tira al giallo; ma quando ce ne resta una goccia in fondo al bicchiere, e lo guardi contro il bianco della tovaglia, ha il colore rosa scuro, rosa oro, rosa antico; la luminosità, a notte, dei portici di Gattinara…Un sorso di Gattinara. Purché vero, s’intende. Non chiedo di più”.

Federica Palocci

Un sorso di Gattinara

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