Triclinium, cibo e convivialità nell’antica Roma

Un salto indietro nel tempo per vedere come nell’antica Roma le loro usanze siano state poi dei precursori dei nostri attuali usi e costumi. Stare a tavola come momento di convivialità è un modo di fare che abbiamo ereditato sin dall’antichità. Col termine “triclinio” era indicato sia il locale in cui veniva servito il pranzo nelle case degli antichi romani (attuale sala da pranzo) sia il letto di forma cosiddetta “triclinare” disposto da solo o in più elementi nella sala conviviale dove il padrone di casa era posizionato subito a sinistra dell’ospite d’onore, detto “consolare” (termine derivante dal fatto che un messaggero, entrando dalla porta postagli di fronte, poteva trasmettere al convitato disteso una comunicazione importante e urgente). Il pavimento del locale aveva un’inclinazione di circa 10° su tre lati della stanza, verso il tavolo basso posto al centro. Un solo lato aveva il pavimento in piano e serviva ai servi per portare le vivande in tavola.

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Photocredit : http://www.romanoimpero.com

Il costume di mangiare sdraiati venne anche dall’oriente, ma prima ancora dagli etruschi, che i Romani combatterono furiosamente ma dai quali ereditarono molte usanze e le tramandarono nei secoli a venire. Una serie di norme di buona educazione e di etichetta regolavano i pasti, anche rispetto alla disposizione dei posti a tavola: un po’ come accade oggi. Nelle case degli antichi romani, specialmente dei patrizi il triclinio era molto comune ed era usato per intrattenere gli ospiti (commensali) seduti tutti intorno ad un tavolo basso. Nella vita degli antichi romani il pranzo era un rituale e durava dal primo pomeriggio fino a notte fonda. Nel triclinio (oecus tricliniare o Triclinium) il padrone di casa faceva disporre i letti tricliniari, su cui i convitati si distendono a due o tre, sostenedosi con il braccio sinistro piegato così che la mano destra fosse libera per afferrare i cibi dai bassi tavolini accuratamente imbanditi davanti agli ospiti. Nelle case più ricche le sale da pranzo erano solitamente più di una ed erano occupate a secondo della stagione e dell’orientamento solare. Esistevano triclini, orientati a nord, seminterrati in cui erano presenti giochi d’acqua, triclini invernali orientati a ovest, per poter recuperare l’irraggiamento solare fino a fine giornata.

Come accade un po’ anche oggi il povero, ovviamente, non solo non aveva possibilità di usufruire di cibi di qualità (o anche semplicemente di mangiare) e in casa sua non possedeva un triclinio, accontentandosi dell’antica tradizione di pasti frugali ed economici. Le donne non erano ammesse nel triclinio a meno che non fossero suonatrici di flauto oppure cortigiane, cosa impensabile oggi visto che si concepisce la sala da pranzo, assieme alla cucina, come un regno femminile. I triclini erano lussuosi, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti e in epoca imperiale vennero sostituiti come sale per feste e ricevimenti dall’exedra.

Una curiosità: vi era l’obbligo che gli schiavi provvedessero a lavare i piedi ai commensali prima dei pasti, dato che essi indossavano calzature aperte e avrebbero dovuto mangiare stesi sul triclinio.

Per avere una trattazione più ampia ed articolata del tema del triclinio antico bisognava aspettare la metà del Cinquecento e l’uscita del commentario del francese GuillaumePhilandrier al De Architectura di Vitruvio.

Vi erano addirittura locali pubblici molto seri che mettevano a disposizione dei propri clienti stanze private in cui consumare i propri pasti. In essi si trovano quasi sempre triclini con letti in muratura che si potevano affittare quando si voleva offrire ai propri amici una cena in piena regola. In un angolo vicino ai letti tricliniari si trova spesso un cubo di muratura: una specie di rozzo tavolo che serviva per disporvi tutte le caraffe, le bottiglie, le coppe, i mestoli e i misurini necessari a preparare e servire il vino opportunamente diluito e condito sia durante il banchetto, sia immediatamente dopo, quando iniziava il simposio. Si trattava di quel genere di negozi chiamati termopoli: le osterie o, se lo si preferisce, i bar dell’antichità, diffusi tra Pompei, Ercolano e Ostia, come nel resto dell’impero.

E oggi?

Oggi il triclinio viene riproposto da designer di arredi e come restyling di allestimenti per interni, come in “Wave”, progetto per Versace Home collection, un divano-letto la cui forma richiama l’antico triclinio romano, ma filtrato attraverso lo stile Barocco e reinterpretato in chiave moderna.

Triclinum Versace

Photocredit : http://www.luxurystical.com

Perfino in un recente concorso di idee si cerca di dargli una nuova veste in cui i banditori chiedono di interrogarsi sulla “socialità domestica”, come lo spazio si sia evoluto nei secoli e quali conseguenze abbiano avuto i diversi riti di convivialità e modi di stare insieme, fra queste appunto l’uso del triclinio.

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Mariangela Martellotta

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