Un complemento dal fascino etereo, ispirato alle forme del fiore di loto, antico simbolo di purezza e bellezza: il tavolo Loto di LAGO.
Disegnato da Franco Lago, il tavolo allungabile Loto si schiude magicamente come un fiore, passando con un semplice gesto da 4 a 8 posti a sedere, ospitando un commensale su ogni petalo del piano, del tutto simile a una suggestiva corolla.
La forma geometrica quadrata e l’anima poliedrica conferiscono infatti al complemento un‘apertura innovativa, semplice e intuitiva, offrendo una soluzione funzionale, ma senza rinunciare a un’innata eleganza: le quattro prolunghe triangolari, celate sotto il piano, si aprono come delicati petali, spiegando le ali per accogliere amici o parenti.
Adatto alla sala da pranzo e alla zona living, Loto si colloca facilmente anche in ambienti dalle ridotte dimensioni, in cui è importante ottimizzare gli spazi, configurandosi come un arredo pratico e compatto.
Personalizzabile nei materiali e nelle finiture, il tavolo LAGO è declinabile in Wildwood, laccato oppure vetro opaco o lucido, mentre le gambe sono in metallo laccato, dialogando armonicamente con il piano e le prolunghe.
Per soddisfare ogni esigenza estetica, il brand offre l’opportunità di scegliere materiali o tonalità differenti per prolunghe e piano, optando per una soluzione a contrasto oppure in perfetta continuità monocromatica.
Lʼazienda
Nata come impresa artigianale, LAGO nel tempo ha saputo ritagliarsi una sua identità precisa diventando un marchio innovativo nel panorama del design italiano. Dal 2006 sotto la conduzione di Daniele Lago, fortemente orientata al design, l’azienda diventa una delle più interessanti rivelazioni degli ultimi anni. La visione allargata del design come disciplina che produce senso e non solo prodotti, in grado di innovare tutta la filiera, ha reso possibile l’affermazione del brand come azienda all’avanguardia, capace di proporre nuove visioni e modelli per l’abitare. Più che prodotti, l’azienda progetta alfabeti e chiama il fruitore finale a utilizzarli, creando un design partecipativo, bottom-up, che si arricchisce delle energie che provengono dall’utente finale.