Racconti di vite dall’Alto Adige. I molteplici aspetti del vino altoatesino

Vini che leggono il territorio, quelli dell’Alto Adige, eccellenti qualità legate al successo dei vitigni a bacca bianca, ma anche costanza nella validissima produzione dei rossi.
Partiamo da Terlano, un cru, il miglior habitat mondiale per il Pinot Bianco, tale da non farci temere la concorrenza.
Il calcare dolomitico dona una straordinaria eleganza. I 600 metri sul livello del mare non porterebbero a un’evoluzione simile, se non fosse per un’insolazione semplicemente perfetta. Il Pinot Bianco Vorberg 2010 Doc Riserva si presenta con un impatto mediterraneo, poi lievemente affiora una nota salina, ciottoli di fiume, ancora maggiorana, timo, sambuco, fino a qualche accenno più verde. Un vino pieno, denso, masticabile, estremamente solido, con una sensazione di agrumi che non ci abbandona.
Sylvaner, dal latino “silva”, che significa “bosco”: non a caso il Kofererhof Sylvaner “R” porta con sé sensazioni verdi e selvatiche. Siamo a Varna, dove il terreno compatto e grasso di limo e ghiaia conferisce un’inconfondibile finezza aromatica: la mineralità è penetrante, tagliente ed espressiva e l’idea di calcare, gesso e roccia è accompagnata da note di pera kaiser, salvia e muschio bianco, che ci riportano alla straordinaria freschezza di questi luoghi. Da non dimenticare: la bocca viene lasciata profumata e pulita grazie alla salinità imponente.
Rispetto ai Gewurztraminer alsaziani, il Kolbenhof è caratterizzato da una più concreta spinta strutturale. Tramin è la patria dichiarata e qui si produce una clamorosa espressione di aromaticità. Un naso che potrebbe essere raccontato per una decina di minuti: acqua di rosa, buccia di mela golden, sentori speziati di chiodo di garofano, coriandolo e pepe rosa. Bocca carnosa e zuccherina.
Ci spostiamo, infine, nella conca di Bolzano, zona calda, appropriata per uve rotonde, morbide, dal grande tenore alcolico: in questo contesto, il convento di Abtei Muri propone un Lagrein che ricorda l’inchiostro, sia alla vista sia al naso. Profumi di cioccolato e ciliegia sotto spirito, gelatina di ribes ed erbe di campo, come rucola e cicoria. L’assaggio è setoso e caldo, il tannino fine e compatto, la bocca impegnata tra il salino e il minerale.
Un altro modo di bere, quello professato in Alto Adige, il cui credo si racchiude nella concezione di vino inteso come rivelazione di un territorio alpino dal fascino mediterraneo.
“Giunti nel Tirolo del Sud, le nuvole si dissolsero e il sole italiano fece già sentire la sua vicinanza. I monti si fecero più caldi e splendenti, cominciai a vedere i vigneti che s’inerpicavano sui dolci declivi e più volte mi sporsi dalla carrozza per guardarli.” Heinrich Heine (1830)

Serena Zerilli

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