Insetti: una nuova frontiera alimentare

Cavallette, larve, formiche, locuste, grilli, vermi, ragni potrebbero essere loro i protagonisti in pentola nel futuro della nostra cucina.

Attualmente la popolazione mondiale conta 7,38 miliardi di persone, entro il 2050 saremo 9 miliardi e la sfida diventerà sfamare buona parte degli abitanti.                                                                                                     

La Fao ha diffuso un rapporto dal titolo Insetti commestibili: prospettive future per la sicurezza alimentare e il nutrimento animale, dichiarando che una dieta a base di insetti contiene gli stessi valori proteici della carne. Con l’arrivo sulle nostre tavole di cinesi e indiani, che reclamano la loro porzione di carne e formaggio, si è calcolato che non ce ne sarà abbastanza per tutti.

In molti paesi cibarsi di insetti è usanza, la Cina oltre ad avere spiedini di ogni genere: scorpioni, ragni, larve, cicale e formiche ha inoltre chiesto all’Unesco di inserire gli street food degli insetti tipici tra il patrimonio dell’Umanità. In Messico si gustano quesadillas con maiale e formiche e tacos con cavallette, in Thailandia friggono grilli e scarafaggi.

Tra Africa, Asia e America Latina sono 2 miliardi di persone a mangiare oltre 1900 specie diverse di insetti, i più consumati: Coleotteri (31%), bruchi (18%), api, vespe, formiche (14%), cavallette,locuste e grilli (13%).

Nel 2000 la popolazione mondiale consumava 14 milioni di tonnellate di bistecche e fettine, nel 2030 la richiesta salirà a  39 milioni di tonnellate. Nello stesso anno bastavano 22 milioni di tonnellate di cosce e petto di pollo, in futuro ce ne vorranno 82 milioni di tonnellate, questo significa che per il 2050 la domanda di proteine animali crescerà del 75%.

A livello nutrizionale gli insetti sono ottime fonti di proteine, ricche di amminoacidi essenziali e vitamine, poco calorici e facilmente digeribili. Oltre a essere salutari sono eco sostenibili, per allevare insetti non sono necessarie tutte le risorse per far crescere animali di grossa stazza. Si potrebbe limitare sia l’eccessivo consumo d’acqua, per produrre un chilo di carne servono dai 5mila ai 20mila litri, che le coltivazioni finalizzate a nutrire gli allevamenti.                                                                                                   

Per produrre un chilogrammo di insetti bastano due kg di vegetali mentre per un chilogrammo di carne bovina ne occorrono dieci. Allevare insetti significherebbe aiutare a risolvere la carenza di cibo e materie prime nelle parti del mondo più bisognose.  Inoltre gli insetti sono ovunque, in grado sia di riprodursi che di crescere rapidamente con un basso impatto ambientale.      

In Europa il tabù degli insetti si sta pian piano affievolendo. L’Olanda è il primo paese europeo che ha prodotto e messo in vendita cibo contenente insetti, sugli scaffali dei supermercati olandesi non è difficile imbattersi in barrette di cioccolato con insetti vari e barrette sia energetiche che proteiche. A Londra è presente il Grub Kitchen, il primo ristorante dedicato agli insetti che propone nel suo menù hamburger di vermi, grilli e cavallette. Oltre a commercializzare insetti essiccati, la catena Grub ha anche aperto locali notturni in cui si consumano formiche, cavallette e larve come spuntini di mezzanotte. Nel ristorante Noma di Copenaghen la tartare di manzo e accompagnata dalle formiche che grazie alla loro acidità ne accentuano il sapore. Altro piatto d’eccellenza sono le vere farfalle, da non confondersi con il formato di pasta, condite con sugo, pesto e peperoni accompagnate da locuste fritte proposte sulla carta del ristorante Eucalyptus di Gerusalemme. In Italia lo chef Carlo Cracco ha creato un piatto che unisce innovazione e tradizione: locuste brasate al vino rosso e tuorli d’uovo impanati con larve tritate.                         

L’analisi svolta da Coldiretti Ipr Marketing rileva che solo l’8% degli italiani assaggerebbe insetti, mentre il 7% preferirebbe  ragni fritti e il 19% sarebbe tentato di mettere nel proprio piatto carne di coccodrillo,  solo una bassa percentuale si avventurerebbe nell’assaggio di hamburger di zebra dello Zimbawe fino al pesce palla giapponese. Al mercato di Kampala, in Uganda, la cavaletta Ruspolia Nitidula, costa il 40% in più rispetto al vitello, dimostrando che il valore economico e alimentare degli insetti non ha nulla da invidiare a quello della carne rossa.  I vermi come il Tenebrion hanno percentuali di Omega 3 e di grassi essenziali pari a quelli del pesce e decisamente superiori a quelli del maiale, le locuste contengono addirittura tre volte il ferro di una bistecca.                                                                                                             

L’Fda, agenzia federale americana per la nutrizione e i farmaci, ha registrato la presenza di parti d’insetto nei nostri piatti. Ad esempio, una normale barretta di cioccolato contiene in media 60 parti d’insetto, mangiando pesce si ingerisce il 3% di vermi mentre il colore rosso di alcuni cibi e bevande deriva dalla cocciniglia Dactylopius coccus, essiccata e triturata.                                                                                                

Gli insetti potrebbero essere quindi il cibo del futuro? Probabilmente, consapevoli o meno, finiremo per mangiarli. La ricerca, le statistiche e la tutela dell’ecosistema promuovono a pieni voti questa nuova fonte alimentare mentre la cultura italiana, fatta di storia e tradizione, risponde con scetticismo e resistenza. Un amore secolare per la cucina e le materie prime ha reso la nostra penisola leader mondiale nelle eccellenze gourmet, oggi una propaganda di reale sensibilizzazione verso  il rispetto delle risorse aiuterebbe a salvaguardarle per il futuro.

Francesco Rosati

 

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